DALLE ORIGINI AGLI SVILUPPI SUL FRONTE ITALIANO
Le
operazioni “night intruder”, traducibile nella nostra lingua come “intruso o
intrusione notturna”, videro la loro prima applicazione durante la battaglia
d’Inghilterra. I bombardieri della Luftwaffe che nella notte colpivano le città
Britanniche furono seguiti da caccia notturni della R.A.F. lungo la rotta di
rientro verso gli aeroporti di decollo.
Gli
aerei della Royal Air Force, in
prossimità dei campi di aviazione tedeschi, colpirono i bombardieri in
atterraggio e mitragliarono le infrastrutture nel tentativo di ridurre le
capacità operative avversarie. In un breve intervallo questa tattica fu
adottata anche dalla Luftwaffe; operando con le stesse modalità Britanniche gli
intercettori notturni tedeschi si infiltrarono tra i reparti della R.A.F.
raggiungendo anche i loro aeroporti.
Dopo
la fase del conflitto che coinvolse i cieli della Manica ed Inglesi le tattiche
“night intruder” tornarono ad essere
applicate durante le battaglie che infuriarono in nord Africa. Nel teatro
bellico africano gli obiettivi si ampliarono; gradualmente, ma rapidamente, ed oggetto
delle operazioni notturne diventarono anche truppe avversarie, depositi di ogni
genere, artiglierie, infrastrutture e retrovie del fronte in generale con
bersagli sia pianificati che casuali.
Per
questo genere di attività furono impiegati bombardieri leggeri e
cacciabombardieri. Il “night intruder” da operazione di contrasto di forze
aeree si trasformò in azioni di attacco al suolo. In africa settentrionale la
tecnica fu utilizzata da tutte le parti in causa ma la fase finale delle
operazioni la vide applicata con maggiore frequenza dagli alleati ed in
particolare dagli Statunitensi.
Con
la fine delle operazioni sul territorio africano ed il completo ritiro delle
truppe dell’asse la componente aerea alleata iniziò a pianificare ed attuare
azioni rivolte verso il territorio Italiano. Dopo lo sbarco in Sicilia ed il
successivo progredire delle operazioni militari nella penisola Italiana le
operazioni “night intruder” tornarono alla ribalta. Nella notte tra il 16 e 17
Luglio 1943 nell’area riferibile a Catania, Paternò e Riposto aerei alleati
attaccarono la ferrovia e colpirono bersagli di opportunità; fu probabilmente
la prima azione “night intruder” in Italia. In rapida successione nelle ore
notturne tra il 19 ed il 20 Luglio 1943 bombardieri medi e leggeri bombardarono
i campi di aviazione di Aquino, Capodichino, Randazzo, Orlando, Nicosia raggiungendo
anche svariati obiettivi casuali.
Con
le stesse modalità, nella notte tra il 12 e 13 Settembre 1943, furono attaccati
aeroporti nell’area di Roma mentre, nello stesso anno, l’arrivo della sera tra
27 e 28 Novembre vide una azione di attacco al suolo alleata di grande entità
nella zona di Lanciano, Fossacesia, Castelfrentano e Casoli. I bombardieri si
dedicarono a postazioni di artiglieria, strade, ferrovie, veicoli ed ogni
genere di possibile obiettivo di opportunità.
Durante
la fase della campagna d’Italia che si svolse nel sud e centro della nostra
Nazione anche i tedeschi impiegarono svariati reparti di caccia bombardieri per
l’attacco al suolo notturno e colpirono generalmente la linea del fronte
alleato e le immediate retrovie.
Durante
il 1943, e per una parte del 1944, le forze aeree alleate impiegarono le
operazioni di attacco al suolo notturne esclusivamente in modo tattico. Ma
partire dai primi giorni del mese di Luglio 1944 furono pianificate in una
strategia organizzata.
Lo
sbarco in Normandia, il 6 Giugno 1944, aprì di fatto il fronte di guerra
occidentale destinato a puntare direttamente al cuore della Germania. In
pratica le operazioni in Italia,
rispetto a quelle in territorio Francese, diventarono secondarie e questo portò
ad una inevitabile riduzione delle risorse di ogni genere a disposizione delle
armate alleate operative nella penisola.
Allo
stato maggiore alleato in Italia fu anche evidente che la loro offensiva verso
nord tendeva a perdere lo slancio iniziale e che le forze germaniche si
sarebbero arroccate lungo l’Appennino tosco-emiliano a protezione dell’Italia
settentrionale da loro occupata. Agli eserciti alleati in Italia rimase
sicuramente favorevole la forza della componente aeronautica che aveva già
ampiamente contribuito allo sforzo delle truppe a terra. La analisi dei
risultati delle operazioni di bombardamento, in particolare quelle tattiche e
di attacco al suolo, rese evidente che la loro efficacia era ridotta dalle
contromisure prese dallo stato maggiore tedesco.
Colonne
e convogli militari germanici furono
composti da non più di 15 o 20 veicoli ed iniziarono a muoversi di
notte; gli itinerari scelti interessarono strade e ferrovie considerate
secondarie mentre, sempre con il favore del buio, si attuarono le riparazioni alle
infrastrutture stradali e ferroviarie duramente colpite dagli attacchi aerei
angloamericani.
Fu
probabilmente la visione di un quadro di insieme di questo genere che indusse i
vertici militari alleati ad intensificare le azioni di bombardamento sull’Italia
settentrionale aumentando il numero sia delle azioni diurne che delle missioni
notturne “night intruder”. Lo scopo fu quello di mantenere elevata la pressione
contro l’avversario, riducendo le sue capacità di trasporto, logistica e
risorse in generale; si sperò così di indebolire il più possibile lo
schieramento tedesco anche in vista dell’offensiva finale alleata.
I
bersagli per le azioni “night intruder” furono chiaramente individuati; oltre
agli eventuali obiettivi indicati e definiti dovevano essere colpiti trasporti
di ogni genere, veicoli, treni e ferrovie, infrastrutture, luci sparse e
qualsiasi obiettivo di opportunità. Con queste premesse fu evidente che la
possibilità di coinvolgere civili o forze amiche, in particolare missioni
O.S..S. e S.O.E. e forze della resistenza, fossero praticamente certe.
Fondamentalmente
non si trattò di azioni di attacco progettate con fini di “guerra psicologica”
per tentare di accrescere il già esistente malcontento della popolazione
dell’Italia settentrionale verso i vertici della Repubblica Sociale Italiana ed
i tedeschi. Dal punto di vista dei comandi alleati la certezza degli effetti
collaterali, anche se forse ne fu sottovalutata l’entità, ebbe un valore
inferiore rispetto ai presumibili grandi vantaggi che si riteneva fosse possibile ottenere.
Le
operazioni “nignt intruder” si moltiplicarono con il progredire del conflitto
fino a quando a partire dai primi giorni del mese di Luglio 1944 alla notte del
30 Aprile 1945 lo spazio aereo dell’Italia settentrionale divenne lo sfondo di
almeno 150 missioni notturne di attacco al suolo. Solo per un breve arco di
tempo, dal 21 Agosto 1944 al 26 Agosto 1944, per esigenze tattiche il
baricentro si spostò leggermente verso il territorio francese con puntate degli
aerei attaccanti nell’area di Nizza e della valle del Rhone; in questo periodo
la parte centrale e centrosettentrionale della Val Padana fu comunque
interessata dalle operazioni.
In
questo scenario nacque anche la leggenda di “pippo”; l’aereo alleato isolato,
si presumeva fosse in volo solitario, che sorvolò nelle notti di guerra la
pianura padana ed attaccò luci e movimenti di qualsiasi genere.
Non
fu mai accertato chi o che cosa ne determinò il nomignolo così come non fu
possibile sapere se furono gli organi della R.S.I. a spargere la voce che si
trattava di un velivolo solitario, magari nel tentativo di mascherare la
ennesima rappresentazione della forza aerea alleata. Rimane vivo, dopo decenni
dalla fine del conflitto, il tragico ricordo di notti accompagnate da ansia e
paura tramandato verbalmente da una generazione all’altra.
MISSIONI “NIGHT INTRUDER”: I REPARTI IMPIEGATI
La
Royal Air Force destinò diversi Squadron alle operazioni “night intruder” che
operarono in modo sia indipendente che simultaneo con le forze aeree
Statunitensi. Il 13° Squadron arrivò in Italia
nel Febbraio 1944 equipaggiato con bimotori “Baltimore” Mk IV e Mk V e
progressivamente fu convertito alle missioni notturne; ad Ottobre 1944 i
“Baltimore” furono sostituiti dai “Boston” Mk IV e Mk V che erano le
denominazioni con le quali la R.A.F. identificava le versioni del bombardiere
leggero prodotto dalla Statunitense Douglas e più noto come A 20 “Havoc”.
Con
questi ultimi aerei, anche essi bimotori, il 13° Squadron proseguì la propria
attività nella penisola fino al termine del conflitto.
Il
mese di Agosto 1944 vide l’inizio delle operazioni in Italia del 15° Squadron,
costituito da personale di nazionalità sud africana; con i dotazione
“Baltimore” Mk IIIA, Mk IV e Mk V a partire da Febbraio 1945 al termine delle
ostilità questo reparto fu impiegato in
azioni “night intruder”. Oltre al 13° e
15° Squadron, che furono unità da bombardamento,
la Royal air Force schierò in Italia fino a Maggio 1944 il 23° Squadron.
Questo
ultimo reparto, specializzato in operazioni di caccia notturna, ed equipaggiato
con gli agili bimotori “Mosquito” NF Mk II proseguì la propria attività
originale di “night intruder” e puntò fondamentalmente alla distruzione dei
caccia e bombardieri notturni della Luftwaffe ma non è da escludere un
possibile e sporadico impiego in operazioni notturne di attacco al suolo.
Sempre
da parte Britannica fu poi presente in Italia, da Agosto 1943 alla fine della
guerra, il 114° Squadron con in dotazione “Boston” Mk IV e Mk V; probabilmente
oltre alle consuete azioni diurne furono possibili interventi di questo reparto
in operazioni notturne.
Le
unità Britanniche furono affiancate da quelle statunitensi. Lo U.S.A.A.C. rese
disponibile per le operazioni “night intruder” un intero Bomber Group. Il 47°
Gruppo Bombardieri giunse in Italia ad Agosto 1943 e fu schierato a Torrente
Comunelli in Sicilia. Seguì l’avanzata delle truppe alleate e spostò svariate
volte la propria base operativa e quando la guerra volse alla conclusione, nel
1945, si trovò in un campo di aviazione nei pressi Pisa. In precedenza il 47°
gruppo fu attivo in nord africa e trascorse un periodo a Malta prima del
trasferimento in territorio italiano.
Inserito
nella 12^ Air Force fu articolato con un organico di 4 Squadron ed in
particolare gli Squadron numero 84, 85, 86 e 97 con una disponibilità
complessiva di un centinaio di velivoli. Il 47° Bomber Group ebbe in dotazione
un genere di “macchina” che abbiamo già incontrato con le insegne britanniche e
che fu un vero protagonista delle missioni “night intruder”: il bombardiere A
20 “Havoc” che operò con i reparti del 47° BG nelle versioni B, G, J e K.
Verso
la fine del conflitto iniziò la sostituzione degli “Havoc” con gli A 26
“Invader”, anche questi velivoli bimotore con un equipaggio di 3 persone, e
negli ultimi mesi di guerra A 20 ed A 26
furono simultaneamente presenti nell’organico degli Squadron del 47°BG
Impiegando equipaggi di 3 o 4 persone, secondo le necessità della versione dell’
“Havoc”, il gruppo nel corso della sua
presenza in Italia ebbe una intensa attività operativa diurna e notturna. In
particolare le versioni generalmente destinate alle azioni notturne impiegarono
la figura del “quarto uomo” con la funzione di puntatore e navigatore.
L’espressione
più elevata delle possibilità operative di questa unità si manifestò dal 21 al
24 Aprile 1945 quando gli Squadron che la componevano riuscirono a tenere in
volo con continuazione, giorno e notte, per 60 ore consecutive sempre un certo
numero di bombardieri. Questo forte impegno fruttò al 47° BG la seconda
Distinguished Unit Citation; una precedente D.U.C. gli fu assegnata nel 1943 in
relazione ai combattimenti in africa settentrionale.
Le
perdite del 47° BG, durante la permanenza nella nostra nazione, in base agli M.A.C.R.
attualmente declassifficati furono pari a 39 velivoli.
Per rendere più incisive le missioni “night
intruder” i vertici militari Statunitensi decisero di affiancare ai bombardieri
i caccia notturni che ricevettero disposizioni per attaccare con le armi di
bordo, quando possibile, bersagli al suolo; in Italia operarono almeno quattro NFS, Night Fighter Squadron,
ed in dettaglio si trattò degli Squadron 414, 415, 416, 427. Il primo reparto
che posò i carrelli in territorio italiano fu il 416° NFS Squadron che giunse a
Catania, proveniente dall’Africa del nord, durante il mese di Settembre 1943 e
successivamente si spostò in diversi aeroporti lungo al penisola.
Equipaggiato
con velivoli di produzione britannica, Beaufighter fino al 1944 e poi Mosquito,
nel Marzo del 1945 lo Squadron ebbe la propria base a Pontedera quando nello
stesso mese fu improvvisamente trasferito in Austria dove concluse la guerra. A
Novembre del 1943 arrivarono in Italia dall’Africa settentrionale gli Squadron
NFS 414° e 415° e furono rispettivamente schierati ad Elmas e Cassibile. Anche questi reparti ebbero in dotazione i
Beaufighter e seguendo l’evoluzione delle operazioni si spostarono in svariati
campi di aviazione; mentre lo Squadron 414 concluse la guerra dislocato a Pontedera
il 415° NFS ebbe un ultimo distaccamento posizionato a Piombino ed infine, ad
Agosto 1944, tutti i velivoli del reparto completarono il trasferimento in
Francia.
Durante
la permanenza in Italia il 414° NFS a partire dagli ultimi mesi del 1944 iniziò
la sostituzione dei Beaufifhter con i nuovi velivoli di produzione Statunitense
P 61 “Black Widow”; a Gennaio 1945 la transizione dell’intero reparto ai
bimotori a doppio trave di coda P 61, si trattava della versione B con due
persone come equipaggio, fu completata. Mentre 6 velivoli, ed i relativi
equipaggi, furono spostati in Belgio le tattiche di combattimento del resto del
reparto rimasto in Italia mutarono.
Il
P 61 B disponeva di punti di attacco alari per il trasporto di serbatoi
ausiliari o bombe. Il 414° Squadron li impiegò per le bombe ed iniziò ad
attuare attacchi al suolo notturni oltre che con le armi di bordo anche
mediante azioni di bombardamento; il progressivo regresso della presenza degli
aerei della Luftwaffe, in particolare di notte, ed il diminuito impegno nella
caccia notturna portarono a decisioni che trasformarono di fatto il 414° NFS in
uno Squadron di caccia bombardieri notturni.
L’ultimo
Squadron NFS ad arrivare nella nostra nazione fu il numero 427. Giunse
direttamente dagli Stati Uniti ad Agosto
1944 e fu schierato all’aeroporto di Pomigliano. Formato da velivoli P 70, la
versione per caccia notturna dello A 20 “Havoc”, il mese successivo allo
spiegamento, Settembre 1944, fu trasferito in India.
Bombardieri
e caccia notturni Statunitensi appoggiati dalle unità Britanniche e del
Commonwealth svilupparono progressivamente una offensiva aerea notturna che con il trascorrere del
tempo si concentrò in una area geografica limitata, le regioni dell’Italia
settentrionale. L’intensità delle operazioni “night intruder” fu notevole; tra
gli obbiettivi definiti parecchie missioni colpirono ripetutamente gli
aeroporti di Ghedi, Villafranca di Verona, Bergamo ed il porto di La Spezia.
Particolare
attenzione fu dedicata a stazioni ed
infrastrutture ferroviarie ed ai convogli in movimento così come furono
attaccati con continuità i ponti di qualsiasi genere e tutti i possibili
potenziali bersagli di opportunità con una ripetitività e continuità
impressionante.
CONSIDERAZIONI
Dal
punto di vista militare le operazioni “night intruder” risposero all’esigenza
di incalzare un avversario, le forze armate tedesche in Italia, che
dimostrarono di possedere la capacità di assorbire almeno una parte dei pesanti
danneggiamenti provocati dai bombardamenti alleati così come riuscirono ad
adattarsi a reggere l’urto di forti
offensive aeree.
Gli
attacchi al suolo notturni contribuirono sicuramente a mantenere elevata la
pressione ed a privare il nemico di risorse, infrastrutture e capacità di
movimento. Il coinvolgimento dei civili fu però molto più profondo e tragico di
quanto fu possibile immaginare quando si pianificarono le azioni “night
intruder”.
Il
20 Agosto 1944 la cittadinanza di Vesimo, un piccolo paese sull’Appennino
piacentino, si radunò per una semplice
festa ed accesero alcune lanterne; probabilmente le luci furono sufficienti a
trasformare un momento di svago in un bersaglio che fu avvistato ed attaccato.
Persero la vita 32 persone ed altre 15 rimasero ferite; successivamente, con un
apposito rapporto, le forze aeree Statunitensi si assunsero la piena
responsabilità dell’episodio.
L’accaduto
di Vesimo, per il numero di civili coinvolti, costituisce un evento
particolare; ma in tutta l’Italia settentrionale si registrarono innumerevoli
situazioni simili anche se con un numero di vittime minore. Singoli individui o
gruppi di persone a piedi o in bicicletta mentre si spostavano nelle campagne
furono vittime di mitragliamenti mentre la semplice accensione, per estrema
necessità, di luci fu una condizione che provocò improvvisi bombardamenti così
come ebbero conseguenze anche carri agricoli trainati da buoi o cavalli
sorpresi in strada dal tramonto.
Le
missioni “night intruder” portarono la guerra aerea ovunque; luoghi o località
sicure, perché lontane dagli obiettivi importanti per i bombardieri diurni
alleati, cessarono di esistere. Per i civili fu un altro tragico e pesante
fardello che si aggiungeva a tutte le altre sofferenze provocate dal conflitto.
Quanto
scritto, per la vastità e la diversificazione dell’argomento, non vuole certo
essere la ricerca conclusiva relativa alle operazioni alleate “night intruder”.
Piuttosto si desidera mettere a disposizione un punto di partenza che possa
permettere anche ad altri di approfondire le tematiche legate alla guerra aerea
durante la campagna d’Italia che possiede ancora molti aspetti poco noti o
sconosciuti.
RIFERIMENTI
- AIR FORCE COMBAT UNITS OF
WORLD WAR 2 Edited by Maurer Maurer Office of Air Force History Washington D.C.
1983
- COMBAT SQUADRONS OF THE AIR
FORCE WORLD WAR 2 Edited by Maurer Maurer USAF Historical Division Air
University Department of the Air Force 1969
-
IL RADAR volume terzo LA CACCIA NOTTURNA
collana Le macchine e la storia diretta da Giorgio Pini Autore Nino
Arena editore STEM Mucchi Società Tipografica Editrice Modenese – Mucchi S.p.A.
Modena Dicembre 1977
-
Le campagne d’Africa e d’Italia della 5^ Armata Americana 1942 – 1945 Autore
Mark W. Clark titolo originale Calculated Risk Editore LEG Libreria Editrice
Goriziana Settembre 2010
-
Articolo “I MORTI DELLA VEDOVA NERA – Bombe d’aereo uccisero 32 abitanti di
Vesimo” Autrice Maria Vittoria Gazzola pubblicato a Piacenza dal quotidiano
Libertà nell’edizione del giorno venerdì 29 Luglio 2011
-http://www.47thbombgroup.org/history.html
-http://414nightfightersquadron.blogspot.com/
-http://www.usaaf.net/ww2/night/nightpg7.htm
-http://www.historyofwar.org