Successivamente all’otto settembre 1943, ed ai relativi eventi legati all’armistizio con gli Alleati, la presenza della contraerea tedesca in Italia divenne sempre più marcata.
Di fatto l’intero sistema di avvistamento, scoperta e contrasto era strutturato e gestito dalla FLAK con l’integrazione di reparti della R.S.I. e di personale italiano che in molti casi operava in batterie miste con militari tedeschi. Questi ultimi avevano comunque sempre il controllo ed il comando di ogni unità contarerea a partire anche dai singoli “pezzi” e relativi serventi.
Nel 1944 con il progressivo rallentamento dell’avanzata degli alleati dall’Italia prima meridionale e poi centrale il fronte si stabilizzava lungo la “Linea Gotica” geograficamente coincidente con l’appennino Tosco-emiliano. E dal suolo si estendeva al cielo grazie alla fitta presenza della FLAK.
In questo quadro Piacenza e Provincia rappresentavano un importante caposaldo; in molti rapporti ed analisi dei servizi di informazione Alleati nell’area di Piacenza la presenza della contraerea era definita intensa.
Agli equipaggi degli aerei alleati era consigliata particolare attenzione durante il sorvolo e sulle carte geografiche Piacenza era evidenziata, come altre località nelle stesse condizioni, da un vistoso alone rosso. Nonostante questo alcune missioni di bombardamento alleate riuscirono a penetrare il cielo di Piacenza senza essere scoperte o quasi.
Bisogna considerare anche che la Luftwaffe, dalla quale dipendeva la FLAK, aveva posizionato a Piacenza, e nel resto dell’Italia settentrionale, batterie contraeree pesanti con lo scopo di colpire a quote relativamente elevate i bombardieri alleati che dagli aeroporti dell’Italia meridionale transitavano nei cieli del nord per raggiungere obbiettivi in Austria e nell’Europa centrale.
Queste unità, integrate da altre con armi di minore calibro per la difesa ravvicinata, dovevano poi proteggere anche i possibili bersagli nell’Italia del nord. Queste condizioni, unite al “fattore sorpresa”, possono avere favorito alcune operazioni alleate ma generalmente la reazione contraerea nell’area di Piacenza è stata sempre abbastanza decisa.
Tra l’altro, grazie ad apposite missioni di ricognizione elettronica, gli alleati ritenevano che nell’area di Piacenza e Pavia, probabilmente in altura, fossero presenti dispositivi radar.
Quanto riassunto è uno dei motivi che hanno portato al coinvolgimento del territorio della provincia di Piacenza in una continua attività di attacco al suolo, diurna e notturna, effettuata da bombardieri leggeri,caccia bombardieri e caccia di scorta alleati.
In questo caso lo scopo era quello di tentare di ridurre la capacità operativa della FLAK. I comandi tedeschi non avevano esitato a posizionare batterie fisse e mobili a ridosso di centri abitati e case creando le premesse per esporre la popolazione ad attacchi in molti casi improvvisi che hanno incrementato il tributo di sofferenze che la gente di Piacenza , e non solo, ha dovuto pagare al conflitto.
quanto esposto nell'ultimo periodo dell'articolo, può indurre in errore il lettore (sembra quasi voler asserire che i tedeschi usassero gli abitanti delle città come scudi umani,- gli scudi umani sono una successiva invenzione della fervida fantasia americana, da utilizzare per propaganda di guerra).
RispondiEliminanella realtà del tempo, le batterie antiaeree furono poste nelle immediate vicinanze delle città, perchè lì si concentravano i bombardamenti alleati - innanzitutto sulla popolazione civile- come da opportuna teoria adottata dopo i suggerimenti di uno stratega del caso, del quale mi sfugge il nome, ma non appena lo ritrovo tra i miei appunti, comunico anche quel nome.
nel mio "incasinatissimo" archivio, ho ritrovato il nome del "genio" dei bombardamenti e degli effetti morali degli stessi: trattasi di Salomon (Solly) Zuckerman, nato in Sud Africa, anatomista, evoluzionista, professore universitario in Gran Bretagna, e "consulente" per i bombardamenti sui civili. (mi astengo da commenti, dico solo "buon sangue non mente").
RispondiEliminail nome di questo singolare scienziato, è ricordato da più di qualche scrittore di fatti storici, quando si tratta di bombardamenti aerei.
l'ultimo ad averlo ricordato, per quanto ne sappia io, è il Dott. Pietro Cappellari, nel libro "Santita: chi è stato?", dove si esaminano i bombardamenti sul Vaticano avvenuti nel 1943 e 1944. (questo libro è stato pubblicato nella primavera del 2011).