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07/12/12

MONTICELLI D'ONGINA: IL POLIGONO ABBANDONATO



Tra gli argini ed i campi della bassa padana è possibile imbattersi nei resti coperti e protetti dalla vegetazione di un poligono di tiro.
Si trova nelle vicinanze di Monticelli d’Ongina, in Provincia di Piacenza, ed è stato costruito nel 1933. Presenta 3 piazzole di tiro ed è lungo circa 390 metri con una larghezza approssimativa di 21 metri.
Regolarmente impiegato dalle forze armate italiane durante il secondo conflitto mondiale è stato utilizzato anche da svariati reparti tedeschi per esercitazioni e prove di tiro.
Dopo la conclusione della guerra è caduto in disuso ed ora è una delle tante aree demaniali sparse per l’Italia.
LA FACCIATA E L'INGRESSO PARZIALMENTE NASCOSTI DALLA VEGETAZIONE

LA PENSILINA CON I LOCALI DI SERVIZIO

LE PIAZZOLE DI TIRO

VISTA DELLA PARTE INIZIALE
RESTI DI UN FABBRICATO DI DIMENSIONI RIDOTTE

UNA PARTE DEL MURO INTERMEDIO

MURO INTERMEDIO
UNO DEI MURI LATERALI VISTO DI FRONTE


UNO DEI MURI LATERALI VISTO DA DIETRO

VISTA FRONTALE DEL MURO DI FONDO
VISTA POSTERIORE DEL MURO DI FONDO

VISTA LATERALE DEL MURO DI FONDO

ISCRIZIONE CON RIPORTATA LA DATA DI COSTRUZIONE ANNO 1933


04/11/12

"PIPPO": LE OPERAZIONI ALLEATE "NIGHT INTRUDER" IN ITALIA

DALLE ORIGINI AGLI SVILUPPI SUL FRONTE ITALIANO
Le operazioni “night intruder”, traducibile nella nostra lingua come “intruso o intrusione notturna”, videro la loro prima applicazione durante la battaglia d’Inghilterra. I bombardieri della Luftwaffe che nella notte colpivano le città Britanniche furono seguiti da caccia notturni della R.A.F. lungo la rotta di rientro verso gli aeroporti di decollo.
Gli aerei della Royal Air  Force, in prossimità dei campi di aviazione tedeschi, colpirono i bombardieri in atterraggio e mitragliarono le infrastrutture nel tentativo di ridurre le capacità operative avversarie. In un breve intervallo questa tattica fu adottata anche dalla Luftwaffe; operando con le stesse modalità Britanniche gli intercettori notturni tedeschi si infiltrarono tra i reparti della R.A.F. raggiungendo anche i loro aeroporti.
Dopo la fase del conflitto che coinvolse i cieli della Manica ed Inglesi le tattiche “night intruder”  tornarono ad essere applicate durante le battaglie che infuriarono in nord Africa. Nel teatro bellico africano gli obiettivi si ampliarono; gradualmente, ma rapidamente, ed oggetto delle operazioni notturne diventarono anche truppe avversarie, depositi di ogni genere, artiglierie, infrastrutture e retrovie del fronte in generale con bersagli sia pianificati che casuali.
Per questo genere di attività furono impiegati bombardieri leggeri e cacciabombardieri. Il “night intruder” da operazione di contrasto di forze aeree si trasformò in azioni di attacco al suolo. In africa settentrionale la tecnica fu utilizzata da tutte le parti in causa ma la fase finale delle operazioni la vide applicata con maggiore frequenza dagli alleati ed in particolare dagli Statunitensi.
Con la fine delle operazioni sul territorio africano ed il completo ritiro delle truppe dell’asse la componente aerea alleata iniziò a pianificare ed attuare azioni rivolte verso il territorio Italiano. Dopo lo sbarco in Sicilia ed il successivo progredire delle operazioni militari nella penisola Italiana le operazioni “night intruder” tornarono alla ribalta. Nella notte tra il 16 e 17 Luglio 1943 nell’area riferibile a Catania, Paternò e Riposto aerei alleati attaccarono la ferrovia e colpirono bersagli di opportunità; fu probabilmente la prima azione “night intruder” in Italia. In rapida successione nelle ore notturne tra il 19 ed il 20 Luglio 1943 bombardieri medi e leggeri bombardarono i campi di aviazione di Aquino, Capodichino, Randazzo, Orlando, Nicosia raggiungendo anche svariati obiettivi casuali.
Con le stesse modalità, nella notte tra il 12 e 13 Settembre 1943, furono attaccati aeroporti nell’area di Roma mentre, nello stesso anno, l’arrivo della sera tra 27 e 28 Novembre vide una azione di attacco al suolo alleata di grande entità nella zona di Lanciano, Fossacesia, Castelfrentano e Casoli. I bombardieri si dedicarono a postazioni di artiglieria, strade, ferrovie, veicoli ed ogni genere di possibile obiettivo di opportunità.
Durante la fase della campagna d’Italia che si svolse nel sud e centro della nostra Nazione anche i tedeschi impiegarono svariati reparti di caccia bombardieri per l’attacco al suolo notturno e colpirono generalmente la linea del fronte alleato e le immediate retrovie.
Durante il 1943, e per una parte del 1944, le forze aeree alleate impiegarono le operazioni di attacco al suolo notturne esclusivamente in modo tattico. Ma partire dai primi giorni del mese di Luglio 1944 furono pianificate in una strategia organizzata.
Lo sbarco in Normandia, il 6 Giugno 1944, aprì di fatto il fronte di guerra occidentale destinato a puntare direttamente al cuore della Germania. In pratica  le operazioni in Italia, rispetto a quelle in territorio Francese, diventarono secondarie e questo portò ad una inevitabile riduzione delle risorse di ogni genere a disposizione delle armate alleate operative nella penisola.
Allo stato maggiore alleato in Italia fu anche evidente che la loro offensiva verso nord tendeva a perdere lo slancio iniziale e che le forze germaniche si sarebbero arroccate lungo l’Appennino tosco-emiliano a protezione dell’Italia settentrionale da loro occupata. Agli eserciti alleati in Italia rimase sicuramente favorevole la forza della componente aeronautica che aveva già ampiamente contribuito allo sforzo delle truppe a terra. La analisi dei risultati delle operazioni di bombardamento, in particolare quelle tattiche e di attacco al suolo, rese evidente che la loro efficacia era ridotta dalle contromisure prese dallo stato maggiore tedesco.
Colonne e convogli militari germanici furono  composti da non più di 15 o 20 veicoli ed iniziarono a muoversi di notte; gli itinerari scelti interessarono strade e ferrovie considerate secondarie mentre, sempre con il favore del buio, si attuarono le riparazioni alle infrastrutture stradali e ferroviarie duramente colpite dagli attacchi aerei angloamericani.
Fu probabilmente la visione di un quadro di insieme di questo genere che indusse i vertici militari alleati ad intensificare le azioni di bombardamento sull’Italia settentrionale aumentando il numero sia delle azioni diurne che delle missioni notturne “night intruder”. Lo scopo fu quello di mantenere elevata la pressione contro l’avversario, riducendo le sue capacità di trasporto, logistica e risorse in generale; si sperò così di indebolire il più possibile lo schieramento tedesco anche in vista dell’offensiva finale alleata.
I bersagli per le azioni “night intruder” furono chiaramente individuati; oltre agli eventuali obiettivi indicati e definiti dovevano essere colpiti trasporti di ogni genere, veicoli, treni e ferrovie, infrastrutture, luci sparse e qualsiasi obiettivo di opportunità. Con queste premesse fu evidente che la possibilità di coinvolgere civili o forze amiche, in particolare missioni O.S..S. e S.O.E. e forze della resistenza, fossero praticamente certe.
Fondamentalmente non si trattò di azioni di attacco progettate con fini di “guerra psicologica” per tentare di accrescere il già esistente malcontento della popolazione dell’Italia settentrionale verso i vertici della Repubblica Sociale Italiana ed i tedeschi. Dal punto di vista dei comandi alleati la certezza degli effetti collaterali, anche se forse ne fu sottovalutata l’entità, ebbe un valore inferiore rispetto ai presumibili grandi vantaggi che si  riteneva fosse possibile ottenere.
Le operazioni “nignt intruder” si moltiplicarono con il progredire del conflitto fino a quando a partire dai primi giorni del mese di Luglio 1944 alla notte del 30 Aprile 1945 lo spazio aereo dell’Italia settentrionale divenne lo sfondo di almeno 150 missioni notturne di attacco al suolo. Solo per un breve arco di tempo, dal 21 Agosto 1944 al 26 Agosto 1944, per esigenze tattiche il baricentro si spostò leggermente verso il territorio francese con puntate degli aerei attaccanti nell’area di Nizza e della valle del Rhone; in questo periodo la parte centrale e centrosettentrionale della Val Padana fu comunque interessata dalle operazioni.
In questo scenario nacque anche la leggenda di “pippo”; l’aereo alleato isolato, si presumeva fosse in volo solitario, che sorvolò nelle notti di guerra la pianura padana ed attaccò luci e movimenti di qualsiasi genere.
Non fu mai accertato chi o che cosa ne determinò il nomignolo così come non fu possibile sapere se furono gli organi della R.S.I. a spargere la voce che si trattava di un velivolo solitario, magari nel tentativo di mascherare la ennesima rappresentazione della forza aerea alleata. Rimane vivo, dopo decenni dalla fine del conflitto, il tragico ricordo di notti accompagnate da ansia e paura tramandato verbalmente da una generazione all’altra.

MISSIONI “NIGHT INTRUDER”: I REPARTI IMPIEGATI
La Royal Air Force destinò diversi Squadron alle operazioni “night intruder” che operarono in modo sia indipendente che simultaneo con le forze aeree Statunitensi. Il 13° Squadron arrivò in Italia  nel Febbraio 1944 equipaggiato con bimotori “Baltimore” Mk IV e Mk V e progressivamente fu convertito alle missioni notturne; ad Ottobre 1944 i “Baltimore” furono sostituiti dai “Boston” Mk IV e Mk V che erano le denominazioni con le quali la R.A.F. identificava le versioni del bombardiere leggero prodotto dalla Statunitense Douglas e più noto come  A 20 “Havoc”.
Con questi ultimi aerei, anche essi bimotori, il 13° Squadron proseguì la propria attività nella penisola fino al termine del conflitto.
Il mese di Agosto 1944 vide l’inizio delle operazioni in Italia del 15° Squadron, costituito da personale di nazionalità sud africana; con i dotazione “Baltimore” Mk IIIA, Mk IV e Mk V a partire da Febbraio 1945 al termine delle ostilità  questo reparto fu impiegato in azioni “night intruder”.  Oltre al 13° e 15° Squadron,  che furono unità da bombardamento, la Royal air Force schierò in Italia fino a Maggio 1944 il 23° Squadron.
Questo ultimo reparto, specializzato in operazioni di caccia notturna, ed equipaggiato con gli agili bimotori “Mosquito” NF Mk II proseguì la propria attività originale di “night intruder” e puntò fondamentalmente alla distruzione dei caccia e bombardieri notturni della Luftwaffe ma non è da escludere un possibile e sporadico impiego in operazioni notturne di attacco al suolo.
Sempre da parte Britannica fu poi presente in Italia, da Agosto 1943 alla fine della guerra, il 114° Squadron con in dotazione “Boston” Mk IV e Mk V; probabilmente oltre alle consuete azioni diurne furono possibili interventi di questo reparto in operazioni notturne.
Le unità Britanniche furono affiancate da quelle statunitensi. Lo U.S.A.A.C. rese disponibile per le operazioni “night intruder” un intero Bomber Group. Il 47° Gruppo Bombardieri giunse in Italia ad Agosto 1943 e fu schierato a Torrente Comunelli in Sicilia. Seguì l’avanzata delle truppe alleate e spostò svariate volte la propria base operativa e quando la guerra volse alla conclusione, nel 1945, si trovò in un campo di aviazione nei pressi Pisa. In precedenza il 47° gruppo fu attivo in nord africa e trascorse un periodo a Malta prima del trasferimento in territorio italiano.
Inserito nella 12^ Air Force fu articolato con un organico di 4 Squadron ed in particolare gli Squadron numero 84, 85, 86 e 97 con una disponibilità complessiva di un centinaio di velivoli. Il 47° Bomber Group ebbe in dotazione un genere di “macchina” che abbiamo già incontrato con le insegne britanniche e che fu un vero protagonista delle missioni “night intruder”: il bombardiere A 20 “Havoc” che operò con i reparti del 47° BG nelle versioni B, G, J e K.
Verso la fine del conflitto iniziò la sostituzione degli “Havoc” con gli A 26 “Invader”, anche questi velivoli bimotore con un equipaggio di 3 persone, e negli ultimi mesi di guerra  A 20 ed A 26 furono simultaneamente presenti nell’organico degli Squadron del 47°BG Impiegando equipaggi di 3 o 4 persone, secondo le necessità della versione dell’ “Havoc”,  il gruppo nel corso della sua presenza in Italia ebbe una intensa attività operativa diurna e notturna. In particolare le versioni generalmente destinate alle azioni notturne impiegarono la figura del “quarto uomo” con la funzione di puntatore e navigatore.
L’espressione più elevata delle possibilità operative di questa unità si manifestò dal 21 al 24 Aprile 1945 quando gli Squadron che la componevano riuscirono a tenere in volo con continuazione, giorno e notte, per 60 ore consecutive sempre un certo numero di bombardieri. Questo forte impegno fruttò al 47° BG la seconda Distinguished Unit Citation; una precedente D.U.C. gli fu assegnata nel 1943 in relazione ai combattimenti in africa settentrionale.
Le perdite del 47° BG, durante la permanenza nella nostra nazione, in base agli M.A.C.R. attualmente declassifficati furono pari a 39 velivoli.
Per  rendere più incisive le missioni “night intruder” i vertici militari Statunitensi decisero di affiancare ai bombardieri i caccia notturni che ricevettero disposizioni per attaccare con le armi di bordo, quando possibile, bersagli al suolo; in Italia operarono  almeno quattro NFS, Night Fighter Squadron, ed in dettaglio si trattò degli Squadron 414, 415, 416, 427. Il primo reparto che posò i carrelli in territorio italiano fu il 416° NFS Squadron che giunse a Catania, proveniente dall’Africa del nord, durante il mese di Settembre 1943 e successivamente si spostò in diversi aeroporti lungo al penisola.
Equipaggiato con velivoli di produzione britannica, Beaufighter fino al 1944 e poi Mosquito, nel Marzo del 1945 lo Squadron ebbe la propria base a Pontedera quando nello stesso mese fu improvvisamente trasferito in Austria dove concluse la guerra. A Novembre del 1943 arrivarono in Italia dall’Africa settentrionale gli Squadron NFS 414° e 415° e furono rispettivamente schierati ad Elmas e Cassibile.  Anche questi reparti ebbero in dotazione i Beaufighter e seguendo l’evoluzione delle operazioni si spostarono in svariati campi di aviazione; mentre lo Squadron 414 concluse la guerra dislocato a Pontedera il 415° NFS ebbe un ultimo distaccamento posizionato a Piombino ed infine, ad Agosto 1944, tutti i velivoli del reparto completarono il trasferimento in Francia.
Durante la permanenza in Italia il 414° NFS a partire dagli ultimi mesi del 1944 iniziò la sostituzione dei Beaufifhter con i nuovi velivoli di produzione Statunitense P 61 “Black Widow”; a Gennaio 1945 la transizione dell’intero reparto ai bimotori a doppio trave di coda P 61, si trattava della versione B con due persone come equipaggio, fu completata. Mentre 6 velivoli, ed i relativi equipaggi, furono spostati in Belgio le tattiche di combattimento del resto del reparto rimasto in Italia mutarono.
Il P 61 B disponeva di punti di attacco alari per il trasporto di serbatoi ausiliari o bombe. Il 414° Squadron li impiegò per le bombe ed iniziò ad attuare attacchi al suolo notturni oltre che con le armi di bordo anche mediante azioni di bombardamento; il progressivo regresso della presenza degli aerei della Luftwaffe, in particolare di notte, ed il diminuito impegno nella caccia notturna portarono a decisioni che trasformarono di fatto il 414° NFS in uno Squadron di caccia bombardieri notturni.
L’ultimo Squadron NFS ad arrivare nella nostra nazione fu il numero 427. Giunse direttamente dagli Stati Uniti  ad Agosto 1944 e fu schierato all’aeroporto di Pomigliano. Formato da velivoli P 70, la versione per caccia notturna dello A 20 “Havoc”, il mese successivo allo spiegamento, Settembre 1944, fu trasferito in India.
Bombardieri e caccia notturni Statunitensi appoggiati dalle unità Britanniche e del Commonwealth svilupparono progressivamente una offensiva  aerea notturna che con il trascorrere del tempo si concentrò in una area geografica limitata, le regioni dell’Italia settentrionale. L’intensità delle operazioni “night intruder” fu notevole; tra gli obbiettivi definiti parecchie missioni colpirono ripetutamente gli aeroporti di Ghedi, Villafranca di Verona, Bergamo ed il porto di La Spezia.
Particolare attenzione fu dedicata  a stazioni ed infrastrutture ferroviarie ed ai convogli in movimento così come furono attaccati con continuità i ponti di qualsiasi genere e tutti i possibili potenziali bersagli di opportunità con una ripetitività e continuità impressionante.

CONSIDERAZIONI
Dal punto di vista militare le operazioni “night intruder” risposero all’esigenza di incalzare un avversario, le forze armate tedesche in Italia, che dimostrarono di possedere la capacità di assorbire almeno una parte dei pesanti danneggiamenti provocati dai bombardamenti alleati così come riuscirono ad adattarsi a reggere l’urto di  forti offensive aeree.
Gli attacchi al suolo notturni contribuirono sicuramente a mantenere elevata la pressione ed a privare il nemico di risorse, infrastrutture e capacità di movimento. Il coinvolgimento dei civili fu però molto più profondo e tragico di quanto fu possibile immaginare quando si pianificarono le azioni “night intruder”.
Il 20 Agosto 1944 la cittadinanza di Vesimo, un piccolo paese sull’Appennino piacentino,  si radunò per una semplice festa ed accesero alcune lanterne; probabilmente le luci furono sufficienti a trasformare un momento di svago in un bersaglio che fu avvistato ed attaccato. Persero la vita 32 persone ed altre 15 rimasero ferite; successivamente, con un apposito rapporto, le forze aeree Statunitensi si assunsero la piena responsabilità dell’episodio.
L’accaduto di Vesimo, per il numero di civili coinvolti, costituisce un evento particolare; ma in tutta l’Italia settentrionale si registrarono innumerevoli situazioni simili anche se con un numero di vittime minore. Singoli individui o gruppi di persone a piedi o in bicicletta mentre si spostavano nelle campagne furono vittime di mitragliamenti mentre la semplice accensione, per estrema necessità, di luci fu una condizione che provocò improvvisi bombardamenti così come ebbero conseguenze anche carri agricoli trainati da buoi o cavalli sorpresi in strada dal tramonto.
Le missioni “night intruder” portarono la guerra aerea ovunque; luoghi o località sicure, perché lontane dagli obiettivi importanti per i bombardieri diurni alleati, cessarono di esistere. Per i civili fu un altro tragico e pesante fardello che si aggiungeva a tutte le altre sofferenze provocate dal conflitto.
Quanto scritto, per la vastità e la diversificazione dell’argomento, non vuole certo essere la ricerca conclusiva relativa alle operazioni alleate “night intruder”. Piuttosto si desidera mettere a disposizione un punto di partenza che possa permettere anche ad altri di approfondire le tematiche legate alla guerra aerea durante la campagna d’Italia che possiede ancora molti aspetti poco noti o sconosciuti.

RIFERIMENTI
- AIR FORCE COMBAT UNITS OF WORLD WAR 2 Edited by Maurer Maurer Office of Air Force History Washington D.C. 1983
- COMBAT SQUADRONS OF THE AIR FORCE WORLD WAR 2 Edited by Maurer Maurer USAF Historical Division Air University Department of the Air Force 1969
- IL RADAR volume terzo LA CACCIA NOTTURNA  collana Le macchine e la storia diretta da Giorgio Pini Autore Nino Arena editore STEM Mucchi Società Tipografica Editrice Modenese – Mucchi S.p.A. Modena Dicembre 1977
- Le campagne d’Africa e d’Italia della 5^ Armata Americana 1942 – 1945 Autore Mark W. Clark titolo originale Calculated Risk Editore LEG Libreria Editrice Goriziana Settembre 2010
- Articolo “I MORTI DELLA VEDOVA NERA – Bombe d’aereo uccisero 32 abitanti di Vesimo” Autrice Maria Vittoria Gazzola pubblicato a Piacenza dal quotidiano Libertà nell’edizione del giorno venerdì 29 Luglio 2011
-http://www.47thbombgroup.org/history.html
-http://414nightfightersquadron.blogspot.com/
-http://www.usaaf.net/ww2/night/nightpg7.htm
-http://www.historyofwar.org

17/10/12

CARTOLINE DALLA GUERRA FREDDA

Le fotografie che seguono permettono di vedere la disposizione di una installazione dell’artiglieria missilistica dell’Esercito Italiano. Le immagini risalgono ad un epoca nella quale la struttura era già stata dismessa da svariati anni.
Attualmente questa base non esiste più. Acquisita dal Comune di competenza è stata completamente demolita ed il terreno destinato ad un altro impiego.
Gli scatti sono ora parte della memoria della “guerra fredda”. Un periodo relativamente recente, quasi dimenticato, che ha condizionato l’esistenza delle genti dell’intero pianeta per decenni permettendo ad alcune aree continentali di vivere in pace. Ma una pace armata e tesa.

L'INSTALLAZIONE VISTA DAL SATELLITE

CARTELLO ALL'INGRESSO

POSTAZIONE DIFENSIVA INGRESSO

POSTO DI CONTROLLO

POSTO DI CONTROLLO

GRUPPO CARBURANTI E/O COMBUSTIBILI

DETTAGLIO GRUPPO CARBURANTI E/O COMBUSTIBILI

RIPARO ATTREZZATURE

CABINA ELETTRICA

POSTAZIONE DIFENSIVA SOPRAELEVATA

PERIMETRO

SIMBOLOGIA N.A.T.O.

FABBRICATO PRINCIPALE

POSTAZIONE DIFENSIVA INTERNA

FABBRICATO SECONDARIO

POSTAZIONI DIFENSIVE INTERNE

POSTO DI AVVISTAMENTO CON FARO

BASAMENTI IN CEMENTO

BASAMENTI IN CEMENTO

TERRAPIENI PARASCHEGGE

TERRAPIENI PARASCHEGGE

LOCALE GRUPPO ELETTROGENO

LOCALE GRUPPO ELETTROGENO

GRUPPO ELETTROGENO AVVISO DI PERICOLO

GRUPPO ELETTROGENO AVVISO DI PRESCRIZIONE

FABBRICATO PRINCIPALE

FABBRICATO PRINCIPALE

ALTRO FABBRICATO SECONDARIO

FABBRICATO PRINCIPALE

SIRENA DI ALLARME

TRALICCIO RADIOCOMUNICAZIONI

TRALICCIO RADIOCOMUNICAZIONI

ANTENNA

28/06/12

ESERCITAZIONE TRAGICA


RISCHIERAMENTO
Dall’ottobre del 1942 l’aeroporto militare presente a San Damiano, nelle vicinanze di Piacenza, intitolato alla memoria di Gaetano Mazza è interamente gestito ed impiegato dalla Luftwaffe subentrata ai reparti della Regia Aeronautica. Da quel momento la superficie e le strutture aeroportuali sono oggetto di notevoli lavori di ampliamento e con il progredire del conflitto l’aeroporto ospita il rischieramento periodico di svariati reparti della Luftwaffe.
Nella primavera del 1943 all’aeroporto “Gaetano Mazza” sono presenti dei “Gruppe” appartenenti a diversi KG, Kampfgeschwader o unità da bombardamento; in particolare si tratta dei Gruppe 3 del KG 27, Gruppe 3 del KG 54, probabilmente il Gruppe 1 ed i Gruppe 2 e 3 con il Gruppe Stab del KG 77. Tutti i reparti sono equipaggiati con velivoli bimotore Junkers JU 88 A 4.
Tra queste unità gli staffel del Gruppe 3 del KG 54 si distinguono per l’insegna che caratterizza tutto il Kampfgeschwader; la “testa di morto” o totenkopf il simbolo del teschio indelebilmente associato al KG 54. A San Damiano sono presenti gli Staffel 7 8 e 9 provenienti da Catania dove il Gruppe 3 del KG 54 è stato costituito convertendo gli Staffel 1 2 e 3 del KGr 806.

ESERCITAZIONE NOTTURNA
Per la notte del 28 Aprile 1943 il Gruppe 3 del KG 54 “totenkopf” ha in programma una esercitazione notturna; il decollo è previsto nella serata ed il piano di volo elaborato per l’attività addestrativa prevede l’impiego dello spazio aereo dell’area compresa tra Piacenza e Milano.
Nello Staffel 9 è compreso il JU 88 A 4 con codice B3+FR e numero di matricola 142477; l’equipaggio è composto dal Flugzeugfuhrer Leutenant Harry Brause Tenente pilota e comandante dell’aereo mentre delle comunicazioni radio si occupa lo Obergefreiter Caporale Maggiore Willy Schulz. L’osservazione e la navigazione sono delegate all’Obergefreiter Caporale Maggiore Gerd Wodeck ed il Gefreiter Caporale Josef Gerhards ha la funzione di armiere.
La Pasqua è passata da poco, cadeva la domenica precedente 25 Aprile 1943, le battaglie infuriano nel nord Africa e lungo il fronte orientale ma, a parte le azioni di bombardamento alleate, la guerra è ancora relativamente lontana dal suolo italiano e dalla città di Piacenza.
Il 28 Aprile 1943 nella sera primaverile i velivoli del Gruppe 3 del KG 54 si alzano in volo per una tranquilla esercitazione. Poco dopo il decollo i motori del bombardiere B3+FR manifestano delle anomalie; in una manciata di minuti almeno uno dei propulsori si incendia e mentre lo JU 88 si trova sulla verticale di Piacenza il pilota perde completamente il controllo dell’aereo.
Sono circa le 22:30 e per qualche istante una meteora illumina la notte resa ancora più buia dall’oscuramento; il Junkers B3+FR precipita in fiamme schiantandosi nell’abitato di Piacenza, a ridosso del centro cittadino. L’aereo impatta sullo Stradone Farnese provocando il crollo dell’edificio del Convento delle Carmelitane Scalze che ospita anche le Terziarie Francescane.
Uno dei gruppi motore in fiamme è proiettato lungo una strada trasversale, Via Torta, e la sua corsa si arresta dopo circa 270 metri di fronte alla chiesa di San Paolo mentre il carburante del velivolo dilaga. I soccorsi si attivano immediatamente e sul luogo del disastro accorrono i Vigili del Fuoco, il personale della Corce Rossa ed i volontari della U.N.P.A.; il quadro della situazione è spaventoso.
Una buona parte del Convento è ridotta in macerie sovrastate da parti deformate di quanto rimane del bombardiere tedesco mentre il carburante fuoriuscito dai serbatoi si è incendiato; le fiamme avvolgono le macerie e si sono propagate lungo via Torta fino al punto dove si è fermato il propulsore che si è staccato dal velivolo. L’intera strada è un rogo indefinito mentre frammenti dell’aereo di svariate dimensioni sono sparsi in un area di circa 20.000 metri quadrati.
Quando le fiamme sono estinte inizia l’operazione di rimozione delle macerie con la pietosa estrazione delle salme e si contano 25 persone decedute. Venti sono cittadini, residenti nell’area interessata dell’impatto, mentre cinque sono Terziarie Francescane che hanno trovato la morte nel Convento distrutto; i feriti, con lesioni di varia entità, sono numerosi.
La guerra impone segretezza, in particolare per quanto riguarda un disastro aereo provocato dal principale alleato militare e politico. Il quotidiano locale “La Scure” non riporta nulla, solo qualche necrologio non facilmente riferibile all’accaduto; poi nel numero  102 dello stesso giornale pubblicato il 30 Aprile 1943 si legge un annuncio:
Solenne rito funebre
nel pomeriggio di oggi alle ore 17 verrà celebrato al cimitero un rito funebre in memoria
delle vittime del grave incidente avvenuto la notte di mercoledì 28 Aprile.
Si invita la cittadinanza a voler presenziare al tributo di omaggio alle salme.
Il conflitto continua e nessuno avrà la possibilità ed il tempo di occuparsi dell’accaduto.
Oltre ai civili tutti i membri dell’equipaggio del B3+FR sono deceduti; i resti del Caporale Maggiore Schulz non sono ritrovati mentre i corpi del Tenente Brause, del Caporale Maggiore Wodeck e del Caporale Gerhards sono inumati presso il Cimitero Comunale di Piacenza nel campo riservato ai caduti Germanici.
Ma quella notte il B3+FR non è l’unica perdita della Luftwaffe; altri due JU 88 A 4 del Gruppe 3 del KG 54 hanno serie anomalie ai motori e precipitano provocando la morte di altri 4 militari. Una esercitazione si è trasformata in una tragedia e la conseguenza sono approfondite indagini tecniche tese a chiarire l’accaduto.
Le verifiche investono il centro di riparazioni e manutenzione presente all’aeroporto “Gaetano Mazza”, dove a fianco degli specialisti della Luftwaffe sono presenti anche tecnici civili dipendenti dalla Junkers ed i vertici del KG 54 devono prendere atto di conclusioni sorprendenti; infatti emerge che all’interno della struttura preposta alle riparazioni opera una organizzazione di spionaggio e sabotaggio alleata che ha inserito nell’olio dei motori una sostanza polverosa, messa a punto dai Servizi Segreti Britannici, che in un arco di tempo di circa 15 ore provoca malfunzionamenti ai cilindri dei motori stessi con conseguenti grippaggi e surriscaldamenti.
Il Gruppe 3 del KG 54 il 21 Maggio 1943 lascia il campo di aviazione “Gaetano Mazza” per prendere posizione nell’aeroporto di Grottaglie; al Convento delle Carmelitane Scalze non sono stati dedicati particolari interventi di riparazione ed attualmente l’ordine è presente in un nuovo Convento, costruito dopo la guerra, che sorge alla periferia sud di Piacenza.
Nell’area dell’impatto il tempo ed i numerosi interventi di ricostruzione e ristrutturazione hanno cancellato del tutto le testimonianze della tragica sera del 28 Aprile 1943.

RIFERIMENTI
Nei cieli piacentini piacentini nei cieli a cura di Luigi Buratti
Deutsche truppen in Italien – L’ultima guarnigione – 1941-1945 Volume 1 a cura di: Maurizio Cavalloni, Alessandro Centenari, Gian Maurizio Conti editore Museo per la fotografia e la comunicazione visiva di Piacenza
DHI Istituto storico germanico di Roma
MGFA Anfrangen
Raccolta annate giornali locali presso la Biblioteca Comunale di Piacenza
Archivio Diocesano della Diocesi di Piacenza Bobbio
www.ww2.dk
www.junkers.de.vu


JUNKERS JU 88 NOTE TECNICHE
Il JU 88, progettato dalla Junkers, in risposta ad una specifica emessa nel 1935 era un velivolo bimotore lungo 14 metri e con una apertura alare di 20 metri. Alto 4,80 metri e propulso da due motori da 1400 cavalli raggiungeva una velocità di 400 Km/h ed operava ad una quota massima di circa 8000 metri.
Con un peso massimo al decollo di 14000 Kg disponeva di una autonomia di 2700 Km.
Nato e prodotto come bombardiere ha poi dato origine a numerose varianti che hanno trovato impiego come ricognitori, caccia notturni ed aerosiluranti.
La principale versione da bombardamento, definita JU 88 A 4, prevedeva un equipaggio di 4 persone e svariate postazioni difensive con mitragliatrici da 7,92 e/o 13 mm di calibro.