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27/12/11

ARTIGLIERIA A CAVALLO


Due fotografie che spostano il calendario nel 1927, a Maggio.
Sono militari di leva effettivi ad un reparto di artiglieria a cavallo in una caserma di Alessandria.
In una fotografia posano orgogliosi con i cavalli mentre nell’altra sono ritratti in gruppo con armi di ordinanza, elmetti, gavette, copricapi e giberne.
Grazie ad immagini come queste possiamo vedere l’aspetto e le caratteristiche di uniformi ed equipaggiamenti del Regio Esercito in un periodo, gli anni ’20 del secolo scorso, quasi dimenticato.

04/12/11

P 47 PERSO IN VAL NURE


Il 3 Gennaio 1945, alle 14.50, irrompono nel cielo della val Nure due aerei Statunitensi. Si tratta di P 47 “Thunderbolt” del Fighter Squadron 527 decollati da Pisa ed appartenenti ad una formazione destinata ad attaccare un ponte ferroviario a Calcinato in provincia di Brescia.
Il “Thunderbolt” chiamato “Rosie” pilotato dal 2nd. Liutenant Clarence Thomas, alla sua terza missione, manifesta gravi problemi al dispositivo di variazione del passo delle pale dell’elica e tenere in aria il velivolo in quelle condizioni diventa sempre più difficile e pericoloso.
Il pilota dell’altro “Thunderbolt”, 1st. Liutenant Edmond Jung, si rende conto che il commilitone deve abbandonare il proprio aereo il prima possibile e lo scorta nell’area della Val Nure dove la presenza di numerose formazioni partigiane rende sicuramente meno pericoloso lanciarsi con il paracadute in territorio avversario.
E così a circa 1 miglio a sud est di Ponte dell’Olio il 2nd. Liutenant Thomas apre il tettuccio e si lancia nel vuoto da una altezza di circa 600 metri toccando terra poco dopo senza danni fisici. Intanto il suo P 47 senza controllo si schianta al suolo nelle vicinanze incendiandosi.
Dall’alto il 1st, Liutenant Jung osserva gli avvenimenti, pronto a proteggere il compagno a terra, ma vede che il 2nd. Liutenant Thomas si dilegua rapidamente senza che elementi ostili intervengano ad impedire la sua fuga.
Al rientro a Pisa, in base al rapporto relativo all’accaduto, sottoscritto dal 1st. Liutenant Jung il 2nd. Liutenant Thomas è dichiarato disperso in azione.
Il 5 Gennaio 1945, tramite gli appositi canali di collegamento con la resistenza, il comando del Fighter Squadron 527 è informato che il loro pilota è in buone mani e relativamente al sicuro raggiunto e protetto da una formazione di partigiani.

02/12/11

MODIFICA POST

Il post "Artiglieria Contraerea 1943" è stato modificato in "Artiglieria Contraerea 1942".
Il riferimento all'anno 1943 è un errore dovuto ad una svista rivelata grazie all'attenzione di un lettore.

17/11/11

RIFUGI ANTIAEREI


Durante la seconda guerra mondiale a Piacenza erano disponibili 47 rifugi antiaerei pubblici distribuiti in tutta la città. Oltre a questi erano presenti anche altri 13 ricoveri dedicati agli edifici scolastici generalmente ricavati presso le scuole stesse.
Per quanto riguarda i fabbricati privati era obbligatorio per i proprietari degli immobili provvedere all’allestimento di idonei rifugi antiaerei. Vigilava sull’applicazione delle disposizioni il Comitato Provinciale Protezione Antiaerea che recepiva le disposizioni emesse a livello nazionale.
Generalmente i locali adattati a rifugi erano seminterrati e scantinati rinforzati con travature e puntelli in legno e l’aggiunta di eventuali ripari paraschegge con barriere di sacchi o terrapieni. In relazione ai rifugi pubblici erano segnalate alcune carenze croniche.
In molti casi mancavano uscite di emergenza, panche, servizi igienici e si lamentava scarsa ventilazione.
A volte erano assenti anche le lampade a petrolio indispensabili per avere un minimo di illuminazione in caso di interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica.
Nonostante le deficienze queste strutture hanno retto il peso dei bombardamenti proteggendo l’integrità di coloro che si riparavano al loro interno.

31/10/11

TARGA COMMEMORATIVA DIMENTICATA


A Piacenza nel fabbricato in disuso della ex stazione S.I.F.T. lungo un muro, tra i vecchi mattoni rossi, è inserita una targa. Si tratta di un piccolo monumento dimenticato che ricorda il sacrificio dei tramvieri piacentini durante la prima guerra mondiale.
Le iscrizioni riportano:
I TRAMVIERI PIACENTINI AI LORO CADUTI
CORBELLINI ARTURO
MANCASSOLA SILVIO
POZZOLI ANGELO
SACCHETTI ISMAELE
SCRIVANI GIUSEPPE
TOSCA ALBERTO
1915  1918
MCMXLVII
Sulla targa è incisa la firma Rancati. Di fianco i resti, probabilmente marmo, di un'altra targa commemorativa che ora è mancante.


16/10/11

DEFINIZIONE AEREI U.S.A.A.C.


Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale l’aeronautica militare degli Stati Uniti, non ancora arma autonoma ma incorporata nell’esercito, con il progredire delle operazioni assunse proporzioni ed importanza sempre più rilevanti. Questo accadde anche durante la campagna d’Italia dove, con un grande numero di aeroporti dislocato nelle isole e nel sud e centro della penisola, gli aerei Statunitensi furono una presenza rilevante.
Per tutti coloro che si trovano ad approfondire argomenti legati agli aerei Statunitensi operativi durante la seconda guerra mondiale può essere utile riassumere il significato delle sigle, in particolare le lettere, che definivano le funzioni dei velivoli.
A       BOMBARDIERI LEGGERI
B       BOMBARDIERI MEDI E PESANTI
P       CACCIA, CACCIABOMBARDIERI, INTERCETTORI
O       OSSERVAZIONE
OA      OSSERVAZIONE AEREI ANFIBI
F       RICOGNITORI FOTOGRAFICI
PT      ADDESTRAMENTO PRIMARIO
BT      ADDESTRAMENTO DI BASE
AT      ADDESTRAMENTO AVANZATO
C       TRASPORTO
CG      ALIANTI DA CARICO ED ASSALTO
TG      ALIANTI DA ADDESTRAMENTO

11/10/11

RICERCA STORICA E MODELLISMO

Ricerca storica e modellismo, non sempre, ma frequentemente sono accoppiate. Ricercatori storici nel corso degli anni si sono avvicinati al modellismo; altri come il sottoscritto partendo da ragazzo da una scatola di montaggio si sono accostati alla ricerca storica.
Se siete modellisti, o aspiranti tali,oppure semplicemente curiosi è sempre consigliabile una visita al sito di Loogan Model.
Oltre ad interessanti reportage e fotografie di modelli costruiti, che sono sempre una fonte di ispirazione, potete trovare parecchi consigli utili ed una bella lista di link.
Lo trovate all'indirizzo web http://loogan-model.webnode.it/

04/10/11

ARTIGLIERIA CONTRAEREA 1942

Le fotografie che seguono sono state realizzate nell'area di Roma. Siamo alla fine dell'inverno del 1942 e le immagini mostrano una postazione di artiglieria contarerea pesante del Regio Esercito.
Alcuni dei militari, con una certa baldanza, presentano le armi imbracciando proiettili al posto dell'arma individuale di ordinanza. Ma non si tratta di giovani; sono persone in età matura che in passato avevano prestato servizio militare in artiglieria richiamate alle armi e frettolosamente allontanate dalle famiglie e dai propri affetti.
Nonostante questo, in posa per le fotografie, non immaginano che nell'arco di tempo di pochi mesi si troveranno coinvolti negli eventi del settembre 1943.
La postazione è realizzata e tenuta con cura, il cannone in ordine. Sono evidenti le presenze di un sottufficiale e di un ufficiale della Flak, la contraerea tedesca incorporata nella Luftwaffe.
Forse si tratta di una visita o di un passaggio casuale oppure, per fronteggiare i crescenti attacchi aerei alleati, il Regio Esercito aveva chiesto la attiva collaborazione di personale specializzato Tedesco.





19/09/11

CARTAMONETA

Durante l'ultimo conflitto mondiale, in particolare dopo l'otto settembre 1943, le truppe tedesche in Italia disponevano di una notevole quantità di valuta italiana. Più di una persona che ha assistito al pagamento di civili italiani che avevano lavorato per il genio costruzioni Tedesco ricordano che gli ufficiali addetti all'amministrazione avevano interi rotoli di banconote che tagliavano, forbici alla mano, direttamente sul campo assecondando le esigenze del momento.
Infatti tra i reparti tedeshi erano molto diffuse piccole stampatrici, con i relativi "clichè" tipografici, per la stampa di cartamoneta. Per i comandi germanici procurarsi la carta filigranata deve essere stato il meno; la parte più complessa dell'operazione probabilmente ha riguardato la produzione e la distribuzione degli stampi.
Forse la "amlira" di occupazione, prodotta con il controllo degli alleati, oltre a scopi finanziari aveva anche quello più pratico di impedire che gruppi di falsari potenzialmente in grado di impossessarsi del materiale tipografico tedesco iniziassero la diffusione di ingenti quantitativi di valuta falsa. 

04/09/11

1949 ESERCITO ITALIANO

Secondo dopoguerra, anno 1949. Le forze armate Italiane sono in riorganizzazione.
La fotografia che segue ritrae dei militari di leva appartenenti all'Esercito. Si trovano in un Centro Addestramento Reclute dell'Italia settentrionale nei primi mesi del 1949

In questa altra immagine vediamo un "bren carrier", di produzione Britannica, in dotazione al 2° Reggimento Piemonte Cavalleria.
Siamo ancora nel 1949 ma in primavera o estate in una caserma di Firenze. I componenti dell'equipaggio sono in maniche corte e portano il basco.






21/08/11

REGIO ESERCITO

Arredi d'epoca e classica posa da studio per questo artigliere effettivo al Regio Esercito e ritratto alla fine degli anni '20 del secolo scorso.

14/08/11

FLAK

Successivamente all’otto settembre 1943, ed ai relativi eventi legati all’armistizio con gli Alleati, la presenza della contraerea tedesca in Italia divenne sempre più marcata.
Di fatto l’intero sistema di avvistamento, scoperta e contrasto era strutturato e gestito dalla FLAK con l’integrazione di reparti della R.S.I. e di personale italiano che in molti casi operava in batterie miste con militari tedeschi. Questi ultimi avevano comunque sempre il controllo ed il comando di ogni unità contarerea a partire anche dai singoli “pezzi” e relativi serventi.
Nel 1944 con il progressivo rallentamento dell’avanzata degli alleati dall’Italia prima meridionale e poi centrale il fronte si stabilizzava lungo la “Linea Gotica” geograficamente coincidente con l’appennino Tosco-emiliano. E dal suolo si estendeva al cielo grazie alla fitta presenza della FLAK.
In questo quadro Piacenza e Provincia rappresentavano un importante caposaldo; in molti rapporti ed analisi dei servizi di informazione Alleati nell’area di Piacenza la presenza della contraerea era definita intensa.
Agli equipaggi degli aerei alleati era consigliata particolare attenzione durante il sorvolo e sulle carte geografiche Piacenza era evidenziata, come altre località nelle stesse condizioni, da un vistoso alone rosso. Nonostante questo alcune missioni di bombardamento alleate riuscirono a penetrare il cielo di Piacenza senza essere scoperte o quasi.
Bisogna considerare anche che la Luftwaffe, dalla quale dipendeva la FLAK, aveva posizionato a Piacenza, e nel resto dell’Italia settentrionale, batterie contraeree pesanti con lo scopo di colpire a quote relativamente elevate i bombardieri alleati che dagli aeroporti dell’Italia meridionale transitavano nei cieli del nord per raggiungere obbiettivi in Austria e nell’Europa centrale.
Queste unità, integrate da altre con armi di minore calibro per la difesa ravvicinata, dovevano poi proteggere anche i possibili bersagli nell’Italia del nord. Queste condizioni, unite al “fattore sorpresa”, possono avere favorito alcune operazioni alleate ma generalmente la reazione contraerea nell’area di Piacenza è stata sempre abbastanza decisa.
Tra l’altro, grazie ad apposite missioni di ricognizione elettronica, gli alleati ritenevano che nell’area di Piacenza e Pavia, probabilmente in altura, fossero presenti dispositivi radar.
Quanto riassunto è uno dei motivi che hanno portato al coinvolgimento del territorio della provincia di Piacenza in una continua attività di attacco al suolo, diurna e notturna, effettuata da bombardieri leggeri,caccia bombardieri e caccia di scorta alleati.
In questo caso lo scopo era quello di tentare di ridurre la capacità operativa della FLAK. I comandi tedeschi non avevano esitato a posizionare batterie fisse e mobili a ridosso di centri abitati e case creando le premesse per esporre la popolazione ad attacchi in molti casi improvvisi che hanno incrementato il tributo di sofferenze che la gente di Piacenza , e non solo, ha dovuto pagare al conflitto.

05/08/11

13 MAGGIO 1944 - TARGET MISSION: PIACENZA MARSHALLING YARD

BOMBARDIERI STRATEGICI, LE PREMESSE AL LORO INTERVENTO
Piacenza, localizzata nella parte settentrionale dell’Emilia, a ridosso del fiume Po e della Lombardia dalla sua nascita è sempre stata un nodo prima stradale e poi anche ferroviario di rilievo. Probabilmente questa particolarità ha sicuramente contribuito alla volontà di costruire a Piacenza, da parte di tutti coloro che nel tempo hanno controllato la località, installazioni militari con diverse funzioni che con la loro presenza incidono profondamente nella struttura urbana ed architettonica della città.
Durante gli anni del secondo conflitto mondiale queste particolari caratteristiche hanno portato Piacenza ad essere un importante obbiettivo dei bombardieri alleati; i due ponti paralleli, stradale e ferroviario, che scavalcano il fiume Po erano stati il bersaglio di incursioni aeree durante la “Operation Strangle”, attuata dalle forze aeree alleate dal 19 Marzo 1944 all’11 Maggio 1944. Lo scopo era quello di interdire i rifornimenti di qualsiasi genere del nemico e di ridurre così l’efficienza, se non addirittura costringere alla resa, le forze Germaniche operanti in Italia attaccando pesantemente infrastrutture stradali e ferroviarie.
A Piacenza, durante questo periodo, i Comandi Alleati concentrarono le loro attenzioni verso il ponte ferroviario; probabilmente le fotografie scattate durante le incursioni, unite a quelle riprese dai ricognitori, contribuirono a mettere in primo piano la già nota particolare situazione delle ferrovie presenti nella città Emiliana.
Oltre all’importante linea Milano-Bologna passa per Piacenza anche la non trascurabile, per importanza strategica, ferrovia Torino-Bologna; nelle vicinanze di questi tracciati nazionali che facevano capo alla Stazione Ferroviaria ed alle relative strutture erano presenti, a qualche centinaio di metri, le officine e la stazione della S.I.F.T. Società Italiana Ferrovie Tramvie.
Questa azienda aveva in concessione una linea ferroviaria completamente elettrificata che congiungeva Piacenza con Bettola, percorrendo circa 32 chilometri nella media Val Nure; l’energia elettrica alimentava le motrici dei convogli e tutti i dispositivi di segnalazione e manovra e sul tracciato. Il transito di passeggeri e merci era intenso, con elevata efficienza e velocità commerciale, e la ferrovia della S.I.F.T. prima di iniziare ad arrampicarsi sui primi rilievi della Val Nure attraversava Piacenza.
Lungo la parte cittadina del percorso, grazie a sistemi di scambi, la linea per Bettola serviva direttamente il Deposito di Artiglieria, l’Arsenale ed una manifattura industriale; poi con una successiva diramazione raggiungeva un vasto stabilimento militare dove si costruivano e caricavano proiettili di artiglieria. Infine allontanandosi dalla città verso la campagna sfiorava l’area della Galleana dove erano presenti polveriere e depositi di munizioni.
A completare il sistema ferroviario di Piacenza era presente anche un tracciato che collegava direttamente Piacenza con Cremona. Per gli Stati Maggiori Alleati era evidente che distruggere i binari, ed i loro congegni di manovra, significava spezzare i collegamenti ferroviari tra Bologna e rispettivamente Milano e Torino; in aggiunta la possibilità di mettere fuori uso la ferrovia S.I.F.T. avrebbe creato difficoltà nel movimentare i materiali in arrivo e partenza da stabilimenti militari di notevole estensione e capacità produttiva.
Un altro aspetto collegato ad una possibile incursione, con eventuali esiti ottimali per gli attaccanti, significava limitare le possibilità di trasporto a disposizione delle unità Germaniche e della R.S.I. di personale e materiali verso la Val Nure; questa condizione poteva essere utile, in quadro strategico ampio, per alleggerire la potenziale pressione che questi ultimi potevano esercitare nei confronti delle formazioni partigiane che operavano in quel settore delle colline e dell’Appennino Piacentino.
Queste le premesse che molto probabilmente aprirono la strada alle tante incursioni aeree del 1944 e 1945 ed in particolare a quella 13 Maggio 1944, messa in atto dalla componente strategica dell’Army Air Force, A.A.F., degli Stati Uniti.
INCURSIONE AL BUIO
L’inverno di guerra del 1944 era stato gelido; come per tutti gli Italiani anche per i cittadini di Piacenza le ansie, i lutti e le privazioni dovute al conflitto erano state rese più penose dalla carenza di combustibili che aveva moltiplicato l'intensità del freddo. Almeno nel mese di Maggio, con la prospettiva dell’estate, era possibile dormire senza tremare.
Nella notte primaverile del 2 Maggio 1944 la popolazione di Piacenza è svegliata dalle sirene di allarme aereo e coloro che riescono ad abbandonare le loro abitazioni alle 23:50 circa possono udire le esplosioni e percepire i sussulti provocati delle bombe che cadono sulla città.
Per la notte del 2/3 Maggio la Royal Air Force ha organizzato una vasta azione di bombardamento; i velivoli della R.A.F., decollati da aeroporti localizzati nella parte della penisola occupata dagli Alleati, raggiungono diversi centri dell’Italia settentrionale. Oltre a Piacenza sono colpite anche Genova, Milano, Livorno ed il porto di La Spezia.
Per quanto riguarda Piacenza l’obbiettivo è la stazione ferroviaria, che si trova a ridosso del centro storico; parte delle bombe cade in alcune strade del centro cittadino e non tutti gli abitanti riescono a raggiungere i rifugi. Tra le macerie sono estratti i corpi privi di vita di 32 persone mentre altre 100 risultano ferite.
Il bersaglio della missione, l’area ferroviaria di Piacenza, è bombardato solo parzialmente; il Genio Ferrovieri Tedesco, a Piacenza è presente il Bahnoff Kommandatur II/95, riesce a ripristinare in tempi relativamente brevi la funzionalità della struttura rendendola di nuovo agibile al traffico ferroviario.
I Comandi Alleati comprendono rapidamente che la ferrovia è di nuovo utilizzabile; non gli rimane che pianificare una nuova missione, questa volta di migliore precisione.
ATTACCO AL SOLE
Alle prime luci dell’alba del 13 Maggio 1944 negli aeroporti allestiti dalla Army Air Force degli Stati Uniti nelle regioni Italiane occupate dagli alleati inizia una intensa attività; la 15TH Air Force, che costituisce la componente da bombardamento “pesante” e strategico della A.A.F., ha pianificato una operazione diurna diretta contro obbiettivi localizzati nell’Italia settentrionale. L’azione prevede l’impiego di fortezze volanti Boeing B 17 e Consolidated B 24 “Liberator” per un numero complessivo di circa 600 aerei appoggiati da una adeguata copertura di caccia di scorta.
Si tratta di un attacco ampio e diffuso nel cuore del territorio nemico con le stesse caratteristiche che contraddistinguono simili operazioni messe in atto dagli aeroporti del Regno Unito contro obbiettivi in territorio Tedesco.
Durante i “briefing” che precedono l’azione a 41 equipaggi del 449TH BG (H) “Bombardment Group” è assegnata la missione numero 58 mentre ad altri 40 equipaggi del 450TH BG (H) “Bombardment Group” è affidata la missione numero 65; entrambe le unità sono equipaggiate con velivoli quadrimotori Consolidated B 24 “Liberator” e per tutti il bersaglio è indicato come “Piacenza Marshalling Yard”, lo smistamento ferroviario di Piacenza.
Dagli aeroporti pugliesi relativamente vicini di Grottaglie, base del 449TH BG, e Manduria, dove si trova il 450 TH BG, iniziano i decolli delle “fortezze volanti”; alle 09:45 si alzano in volo gli aerei del 449TH BG mentre alcuni minuti dopo è il momento di staccare i carrelli dal suolo per i primi B 24 in ordine di decollo del 450TH BG. Quando tutti i bombardieri sono in cielo alle 10:56, sulla verticale di Manduria, i due distinti gruppi si uniscono in unica formazione. Non tutti gli equipaggi sono destinati a raggiungere l’obbiettivo; a causa di malfunzionamenti a dispositivi e motori svariati aerei, rispettivamente quattro per ogni gruppo in partenza, devono abbandonare la missione. L’esito della operazione è affidato ai rimanenti 37 velivoli del 449TH BG ed agli altri 36 del 450TH BG. Nello spazio aereo della Puglia è in “assemblaggio” la grande flotta aerea; ogni formazione deve raggiungere la propria e definita posizione in modo coordinato con tutte le altre centinaia di aerei in volo. I “Liberator” del 449TH BG e del 450 TH BG diventano un tassello di questo grande mosaico alle 11:02, quando si trovano all’incirca sopra San Vito dei Normanni.
Le due sezioni, distanziate di pochi minuti l’una dall’altra, seguono la rotta tracciata per raggiungere l’Italia settentrionale; volando ad una quota di circa 3.600 metri sorvolano Isernia, Venafro, Mondragone e puntano le isole di Ventotene e Pianosa. Raggiungono Capraia alle 14:05 dove ai bombardieri si uniscono 30 caccia di scorta; sono P 51B “Mustang” del 31ST Fighter Group che seguiranno i bombardieri nella penetrazione in territorio nemico.
Poi la formazione completa attraversa il cielo di Chiavari, sulla costa Ligure, e dopo essersi lasciata rapidamente alle spalle l’Appennino Ligure si trova sopra quello Piacentino. Gli uomini a bordo degli aerei vedono la pianura padana illuminata dal sole di una giornata serena, mentre i navigatori avvertono gli equipaggi; Bobbio, località della Val Trebbia a poche decine di chilometri da Piacenza, è molto vicina.
Significa che hanno quasi raggiunto lo Initial Point, I.P.; il “punto iniziale” dal quale ha inizio la fase finale di avvicinamento ed attacco al bersaglio. I puntatori del 449TH BG inquadrano nel sistema di puntamento “Norden” l’obbiettivo. Per un risultato efficace i parametri di volo devono essere stabili, la tensione a bordo dei B 24 è estrema; si trovano nella fase più difficile dell’operazione e potrebbe accadere di tutto. Da una violenta reazione della contraerea ad un fitto sciame di caccia avversari improvvisamente in arrivo da direzioni imprevedibili ed in grado di impegnare sia la scorta che i “Liberator”.
Alle 14:51 cadono sulla stazione di Piacenza circa 90 tonnellate di esplosivo materializzato da bombe G.P. General Purpose, impiego generale, da 500 libbre; dopo due soli minuti, mentre ancora nell’atmosfera della città vibra il suono delle esplosioni, alle 14:53 sulla “marshalling yard” arrivano i 36 B 24 del 450TH BG. Sotto di loro vedono una grande massa di fumo, generata dalle esplosioni delle bombe della ondata precedente; è un riferimento eccellente e sganciano anche i loro ordigni G.P. da 500 libbre. Al suolo esplodono altre 88 tonnellate di bombe, mentre i bombardieri si allontanano rapidamente.
L’azione è riuscita nel migliore dei modi, durante la penetrazione nello spazio aereo avversario e l’attacco all’obbiettivo non si sono manifestate reazioni; “flak” e caccia avversaria assenti. I mitraglieri ed i P 51 di scorta non hanno sparato un colpo.
La formazione attaccante ha invertito la rotta e punta di nuovo verso Chiavari ed il mare; alle 15:30 i caccia di scorta lasciano la formazione ed i bombardieri dirigono verso Capraia, Pianosa, Ventotene, sorvolano Capri ed entro le 18:15 quasi tutti hanno raggiunto gli aeroporti Pugliesi dai quali erano decollati nella mattinata. Un aereo per ogni gruppo è costretto ad effettuare una sosta in campi di aviazione intermedi per rifornirsi di carburante e raggiungeranno le loro basi con diverse ore di ritardo rispetto alle altre “Flyng Fortress”.
All’appello manca un aereo del 449TH BG, che è dichiarato disperso.
Se per gli equipaggi dei B 24 il tempo è passato velocemente per i cittadini di Piacenza è come se si fosse fermato alle 14:53; dall’area della stazione si alza verso il cielo una enorme nuvola di fumo e polvere visibile da grande distanza. Le correnti d’aria la disperdono lentamente verso la periferia sud est della città; per alcuni minuti indefiniti la città cade nel silenzio, poi iniziano i soccorsi.
Quando la polvere è ormai depositata è possibile rendersi conto degli effetti dell’attacco portato dai reparti della 15TH Air Force; nell’area ferroviaria a ridosso della stazione numerosi scambi ed intersezioni sono distrutti mentre molti tratti di binario sono sradicati dalla massicciata e contorti, privi delle traversine disintegrate dalle esplosioni, si trovano nei crateri scavati dalle bombe. Locomotori, vagoni passeggeri e carri merci sono distrutti ed altri danneggiati; pesantemente colpite anche rimesse, magazzini ed officine.
La sottostazione di trasformazione che deve assicurare l’alimentazione di energia elettrica subisce la stessa sorte delle altre strutture; la stazione della S.I.F.T. è ampiamente interessata dall’azione con la distruzione di un notevole quantitativo di materiale rotabile e profondi danni alle officine ed al fabbricato che le ospita. Anche la linea ferroviaria che si dirama in direzione di Cremona è interrotta dalle bombe dei B 24 che non sono cadute tutte entro il perimetro della “marshalling yard”; alcune sono finite nelle strade e sulle case che si trovano nelle vicinanze della stazione ferroviaria provocando crolli di fabbricati.
L’incursione causa il decesso di 40 persone ed innumerevoli feriti in condizioni più o meno gravi, oltre ad enormi danni materiali; in alcuni quartieri della città non è stato udito il segnale di allarme aereo e le persone si sono rese conto di quanto stava accadendo solo quando hanno sentito i rumori delle esplosioni o sono stati colpiti dai frammenti dei vetri che si frantumavano.
Le sirene di allarme sono comandate tramite la rete telefonica probabilmente danneggiata durante l’incursione notturna del 2/3 Maggio organizzata dalla R.A.F.; a questo si deve aggiungere una notevole frequenza di interventi di manutenzione per riparare guasti di svariata natura manifestati dalle sirene stesse. Le operazioni riguardano anche modifiche per l’installazione di resistenze elettriche di riscaldamento necessarie ad impedire che anche il freddo comprometta il funzionamento dei dispositivi.
In questo scenario è possibile che parte della cittadinanza non abbia potuto udire i segnali di allarme acustico rimanendo particolarmente esposta agli effetti dell’attacco. Piacenza è sconvolta ed i suoi abitanti profondamente provati; dopo la terrificante incursione notturna hanno dovuto subire un sorprendente bombardamento in pieno giorno senza che la contraerea abbia tentato di contrastare gli attaccanti.
Per quanto riguarda la strategia degli Alleati l’operazione è riuscita; l’area ferroviaria di Piacenza è distrutta ma il 13 Maggio 1944 non è la sola ad essere oggetto di una incursione. Le fortezze volanti della 15TH Air Force prendono di mira anche le “marshalling yard” di Fidenza, Parma, Modena, Bologna, Imola, Faenza, Cesena, San Rufillo, Borgo San Lorenzo, Castelmaggiore, Trento, Bronzolo, ed i ponti ferroviari di Bolzano ed Avisio.
Questa vasta azione è attuata il 13 Maggio, due giorni dopo il termine ufficiale “dell’Operazione Strangle”; non è possibile stabilire se questi bombardamenti sono stati un prolungamento della “Operazione Strangle” stessa.
Rientrano comunque nell’applicazione della strategia dell’interdizione in epoche successive impiegata anche nel corso di altri conflitti. Un concetto strategico che relativamente alla sua reale efficacia ha sempre creato opinioni controverse sia tra gli analisti militari che tra gli storici.
 L’efficienza del sistema ferroviario di Piacenza, nonostante la continua opera di ripristino messa in atto dalle truppe Tedesche, è profondamente intaccata e fino al termine del conflitto l’operatività è ridotta ai minimi termini. Le officine della S.I.F.T., con l’intenzione di sottrarle ad altri attacchi alleati, sono trasferite a Ponte dell’Olio; dopo pochi mesi anche in questa località diventano oggetto dell’ennesimo bombardamento.
Quella del 13 Maggio 1944 è l’unica incursione aerea nell’arco di tempo abbracciato dal secondo conflitto mondiale che ha portato delle “fortezze volanti”, ed in particolare i quadrimotori B 24 “Liberator” ad apparire nel cielo di Piacenza; ma è anche il giorno che segna l’inizio di una lunga serie di attacchi aerei. Per tutto il 1944 ed il 1945 Piacenza, e la relativa Provincia, saranno lo scenario di una intensa attività diurna e notturna di bombardieri medi e cacciabombardieri con effetti materiali estremamente distruttivi.



31/07/11

QUANDO L'ESERCITO ITALIANO MISURAVA IN YARDE

Nel 1949, nei Centri addestramento Reclute dell'Esercito Italiano ogni recluta aveva la propria scheda valutativa.
Come riprodotto dalle immagini seguenti però le lunghezze delle esercitazioni di tiro non erano espressi in metri ma in yarde.

Questo particolare evidenzia come nei primi anni del secondo dopoguerra le forze armate Italiane, oltre ad essere equipaggiate con grandi quantitativi di materiale Statunitense e Britannico, fossero abbastanza controllate ed influenzate dai due principali alleati occidentali.

22/07/11

JU 88 PRECIPITATO NELL'AREA DI PIACENZA

Durante l'ultimo conflitto mondiale tutte le parti in causa hanno perso aerei in territorio italiano; non tutti i relitti sono stati ritrovati e le operazioni di ricerca di questi "fantasmi" portano ad ascoltare anche tante storie, tramandate verbalmente, che ogni tanto le persone hanno voglia di raccontare.
A Piacenza, a memoria, si dice che durante la seconda guerra mondiale da qualche parte della Provincia è precipitato un aereo tedesco. I ricordi affermano che il punto dell'impatto fu raggiunto rapidamente da militari germanici che impedivano, con modi molto energici, a chiunque di avvicinarsi.
Ma non si tratta di una leggenda urbana; anche se per ora non è possibile individuare la località dove il velivolo ha toccato il suolo esistono i riscontri che provano l'accaduto.
In particolare nel terzo volume della serie "Il Radar" intitolato "La caccia notturna" che vede come autore Nino Arena ed edito da S.T.E.M. Mucchi S.p.A di Modena nell'anno 1977 è riportato quanto accaduto ad un Junkers JU 88 in carico al Gruppe 1 del NJG 2.
Lo NJG 2, NachthJagdGeschwader 2, unità specializzata in caccia notturna aveva il compito di contrastare i bombardieri britannici; una delle tecniche impiegate consisteva nel seguire gli aerei avversari mentre rientravano verso gli aeroporti di partenza e colpirli nel momento dell'atterraggio, quando erano più vulnerabili.
Uno JU 88, in una notte del 1941, mise in atto questa tattica ma venne colpito dalla reazione del mitragliere di coda di un bombardiere della R.A.F.. La raffica uccise immediatamente il pilota e ferì il navigatore; il motorista, rimasto indenne, riuscì a riportare il velivolo verso il campo d'aviazione di partenza localizzato a Gilze-Rjien in Olanda ma non fu in grado di compiere l'atterraggio.
Da terra ordinarono di abbandonare l'aereo; il motorista ed il navigatore lanciarono il corpo del pilota, protetto nella caduta dal paracadute, e poi lo seguirono tuffandosi anche loro nel buio del cielo notturno ed affidandosi ai rispettivi paracadute.
LO JU 88, con il pilota automatico inserito, attraversò praticamente l'Europa e terminato il carburante precipitò nell'area della Provincia di Piacenza.
Il volo sicuramente fu seguito con attenzione da tutte le stazioni di avvistamento della Luftwaffe che con buone probabilità allertarono il distaccamento presente all'aeroporto militare di San Damiano.
L'aereo caduto era una versione per caccia notturna del bombardiere Junkers JU 88. Si trattava di un velivolo bimotore, con tre militari di equipaggio, che per compiere le proprie missioni era equipaggiato con apparecchiature elettroniche delicate ed ovviamente considerate segrete.
Questo ultimo particolare spiega la rapidità e la decisione con la quale la Luftwaffe provvide alla protezione ed al recupero del relitto e di tutte le parti che da esso si separarono nell'impatto con il suolo.

16/07/11

DEFINIZIONE TEATRI OPERATIVI

In molti testi in lingua inglese che trattano argomenti relativi all'ultimo conflitto mondiale sono presenti delle definizioni che riassumono le aree geografiche dove hanno operato le forze armate degli alleati occidentali.
Le principali che possiamo incontrare di solito sono queste:
- CBI China Burma India Theater Teatro di Cina Burma India
- EAME European Africa Middle East Europa Africa Medio Oriente
- ETO European Theater of Operations Teatro delle Operazioni in Europa
- MTO Mediterranean Theater of Operations Teatro delle Operazioni nel Mediterraneo
Generalmente le vicende che riguardano l'Italia sono associate allo MTO mentre le operazioni nel Pacifico e Giappone sono indicate direttamente con Pacific e Japan.



09/07/11

PIACENZA EX POLVERIERA GALLEANA

PIACENZA EX POLVERIERA GALLEANA.
La polveriera della Galleana, ora ex polveriera e parco pubblico, era originariamente stata costruita dagli Austriaci. Nel corso del tempo è stata oggetto di ampliamenti e modifiche fino all'ultimo conflitto mondiale.
Durante l'ultima guerra, probabilmente nel 1943, all'interno della Galleana si verificò una esplosione seguita da un violento incendio. Delle strutture caratteristiche di un deposito di esplosivi e munizioni rimangono poche tracce.
Tra queste è evidente un fabbricato in cemento, che non presenta tetti o coperture così come sono assenti finestre, costituito da tre piccoli locali adiacenti ognuno con accesso indipendente.
Ogni entrata è costruita in modo da avere la funzione di labirinto antiscoppio; in uno dei locali è ancora presente un basamento in cemento così come sono visibili carrucole e guidacavi fissati ai muri.
Si ricava l'impressione che la struttura fosse adibita a lavorazioni o a processi particolarmente rischiosi quali la manipolazione di sostanze chimiche esplosive ed infiammabili o il caricamento di proiettili.
Forse proprio a questo genere di operazioni è legata la violenta esplosione del 1943.








26/06/11

PATHFINDER

Un cordiale benvenuto a tutti i frequentatori di questo blog dedicato a coloro che si occupano di aspetti in molti casi poco noti, o oscuri, della storia militare locale e nazionale.
Vicende perdute nelle nebbie del passato, coperte dalla polvere del tempo che tanti appassionati tentano di svelare e ricostruire.
Sono operazioni da apripista, o in senso figurato da esploratori che si dividono tra la ricerca sul campo e la analisi di documentazioni. Da queste caratteristiche il titolo del blog: The Pathfinder.
Un nome che accomuna persone presenti in tutte le forze armate del mondo retaggio dell'ultimo conflitto mondiale quando gli alleati impiegarono unità specializzate nell'esplorazione per segnalare le zone di lancio e le aree di sbarco.
Le stesse unità trovarono impiego in delicate operazioni di pattugliamento oltre le linee del nemico. Questi soldati erano chiamati "Pathfinder".
La loro caratteristica era quella di entrare in azione prima di tutti gli altri avventurandosi in quelli che erano territori sconosciuti per esplorare, comprendere e riferire.
Lo stesso spirito con il quale in tanti avviciniamo la ricerca storica.

SPITFIRE PERDUTI NELL'APPENNINO PIACENTINO

Dalle analisi effettuate sulle copie di rapporti di missione delle forze armate degli Stati Uniti recentemente declassificati esistono buone probabilità in base alle quali i rilievi montuosi della Provincia di Piacenza custodiscano i rottami di tre Spitfire precipitati durante il secondo conflitto mondiale ed i resti dei loro sfortunati piloti.
Il 19 Dicembre 1943 6 Spitfire appartenenti al 4th Fighter Squadron, inserito nel 52nd Fighter Group, dell'Army Air Corps dell'Esercito degli Stati Uniti sono pronti per il decollo; si trovano sulle piste dell'aeroporto di Calvi in Corsica, ormai saldamente occupata dagli Alleati.
Il 4th Fighter Squadron, come altri ananloghi reparti Statunitensi, nel 1943 è equipaggiato con materiale di volo di produzione Britannica. Si tratta di Spitfire VC che alle ore 13:50 ricevono il segnale di decollo ed iniziano la missione a loro assegnata.
Devono effettuare una penetrazione in territorio nemico, eventualmente ingaggiare aerei avversari o colpire con le armi di bordo possibili obbiettivi al suolo, e rientrare alla base. Il piano di volo prevede di puntare sulla verticale di Genova, quindi effettuare una virata verso Nizza e da quella località proseguire per il rientro all'aeroporto di partenza.
Al decollo le condizioni climatiche sono buone ed il gruppo di aerei raggiunge agevolemente Genova dove però incontrano formazioni nuvolose compatte ed estese. La situazione meteorologica del cielo della Liguria forse provoca qualche fenomeno di disorientamento e la formazione perde la rotta originalmente prevista.
I piloti si rendono conto di sorvolare le vicinanze di Pavia; successivamente comprendono di essere quasi sopra il centro abitato di Chivasso. Iniziano una serie di correzioni di rotta per cercare di individuare il Po ed impiegarlo come riferimento per una nuova tratiettoria di volo che consenta loro di raggiungere agevolmente la Corsica.
Quando avvistano il fiume lo seguono e mentre iniziano a sorvolare la Provincia di Piacenza impostano una virata in direzione della Liguria con l'intenzione di raggiungere la costa e puntare poi verso la Corsica. Ma il volo decisamente più lungo del previsto, in termini di tempo e distanza percorsa, ha inciso pesantemente sui consumi di carburante.
I piloti vedono che hanno nei serbatoi un quantitativo minimo di benzina avio e mentre la formazione attraversa delle masse nuvolose che rendono ai piloti stessi difficoltoso vedere i  velivoli dei loro commilitoni i motori di 3 aerei iniziano a perdere colpi. Sono circa le 16:00 quando, dopo un ultimo contatto radio con i compagni, la mancanza di carburante ferma definitivamente le eliche di 3 velivoli che precipitano, o tentano un disperato atterraggio di fortuna, nell'appennino piacentino.
Dagli aerei ancora in volo, a causa delle nuvole, non si riesce a vedere quanto accade ma sembra che nessuno dei militari coinvolti si sia lanciato con il paracadute. Risultano M.I.A. Missing In Action i seguenti velivoli e piloti:
- SPITFIRE VC codice MH 605 pilota 1st Leutenant Helton Leonard Virgil matricola 0-727456
- SPITFIRE VC codice LZ 820 pilota 2nd Leutenant Massey John Whittle Jr. matricola 0-800573
- SPITFIRE VC codice EF 691 pilota 2nd Leutenant Ennis Jerome matricola 0-792699
Gli altri 3 componenti della formazione riescono a rientrare alla base ed al termine delle operazioni di atterraggio ed a motori spenti rilevano che la lancetta dell'indicatore del carburante dei loro aerei è ai minimi termini; l'ago è posizionato tra zero e 5 galloni.
Dall'analisi della documentazione attualmente disponibile non risulta che i loro sfortunati colleghi, così come parti degli aerei coinvolti, siano stati ritrovati.






20/06/11

PIACENZA COMANDO U.N.P.A.

A volte tra gli edifici delle città dove viviamo e lavoriamo affiorano tracce di storia. A Piacenza, al numero civico 52 di Piazzetta Tempio, sopra una vecchia porta inserita in una facciata scrostata si vedono i resti di una scritta di colore rosso: "U.N.P.A. COMANDO".


FOTOGRAFIA REALIZZATA DA FOTOSTUDIO CROCE - PIACENZA -


Si tratta del posto di Comando per la città di Piacenza della Unione Nazionale Protezione Antiaerea. Costituita nel 1936, quando i venti di guerra iniziavano a soffiare in Europa, con un apposito Regio Decreto e presente in tutto il territorio nazionale la U.N.P.A. aveva principalmente questi compiti:
- protezione delle case ed allestimento di rifugi antiaerei pubblici
- elaborazione di disposizioni per l'oscuramento ed i segnali di allarme
-formazione di squadre di soccorso da affiancare al personale dei Vigili del Fuoco e della Croce Rossa Italiana
Tutto il personale della U.N.P.A. era volontario e non percepiva compensi per le attività svolte.
Il riferimento della U.N.P.A. era un apposito comitato provinciale dedicato alla protezione antiaerea che gestiva anche le esigenze finanziarie.
Per quanto riguarda Piacenza il Comando della U.N.P.A. è rimasto ubicato per un periodo non definito in Piazzetta Tempio. Successivamente è stato forse trasferito in Via San Siro probabilmente all'interno del fabbricato della galleria d'arte Ricci Oddi.



FOTOGRAFIA  REALIZZATA DA FOTOSTUDIO CROCE - PIACENZA -